La scelta del nome dell’Associazione

La costituzione di questa Associazione è stata preceduta da diverse esperienze individuali, da percorsi che per motivi vari non si erano mai potuti realizzare, ma era rimasta in noi la determinazione di trovare qualche soluzione ai gravi problemi economici che soffocano la vita degli Italiani e che la politica non riesce a individuare.

All’improvviso abbiamo deciso di unirci per unificare i singoli lavori e renderli tra loro compatibili.

Il sopraggiungere delle norme che ci costringevano a una sorta di arresti domiciliari obbligatori, senza aver commesso alcun reato e nemmeno avere una qualche malattia contagiosa ha contribuito, fortunatamente, ad accelerare il processo di fusione dei progetti e ci siamo incamminati sulla scelta della denominazione più adatta sia del consesso, che del suo prodotto distintivo. Su quest’ultimo abbiamo descritto in altro capitolo i percorsi fatti, lineari e particolarmente significativi; sul nome dell’associazione, invece, avevamo la necessità di trovare ulteriori riferimenti, le strade da percorrere erano tante, nessun nome ci soddisfaceva. Poi, all’improvviso, grazie alla spinta propulsiva di una persona eccezionale, Elia Menta, ho compreso che non bisogna limitarsi a raggiungere un traguardo (la costituzione dell’ Associazione) perché chi meglio di coloro che l’hanno fatta nascere può  sfruttare tutti i sentieri che ha percorso e quelli che gli si presenteranno nell’immediato futuro?

Il suo discorso è stato affascinante,eravamo collegati con skype e, assieme a Santo Melia,e’ stato estratto dal cilindro un nome: Grimoaldo.

Un nome solo, ma tanti personaggi, anche leggendari. Tanti personaggi che ci hanno affascinato per le imprese in cui si sono ritrovati, per i risultati raggiunti nonostante gli ostacoli, per le capacità dimostrate. Tutti avevano in comune il cammino lungo sentieri tortuosi, ma  percorsi con estrema disinvoltura.

Questi eroi ci hanno convinto con la loro determinazione, la loro fiducia nei valori, la loro dedizione e, in fondo, soprattutto per la loro fede. Nel cammino dell’uomo c’è sempre il soprannaturale: altrimenti per quale motivo saremmo disposti a fare tanti sacrifici anche quando incontriamo troppi che cercano solo qualcuno su cui scaricare le proprie frustrazioni, ma mai gli effettivi responsabili? Anzi proprio a questi rivolgono la propria sottomissione?

Ecco che allora ci siamo  incamminati su sentieri già percorsi, ma volendo proseguire percorrendone anche altri.

Affinché la cara Italia possa un giorno essere attraversata, tutta, dal nostro sistema associativo.

Roma, 13 maggio 2020 

IL PRESIDENTE Paolo Tanga

Le imprese dei Grimoaldo che hanno tracciato sentieri

Primo sentiero: Grimoaldo, quinto Duca di Benevento e ventesimo Re Longobardo

Affascina con il racconto rocambolesco della sua  fuga dalle mani di nemici Avari quando era ancora bambino, narrata da Paolo Diacono, monaco e scrittore. Grimoaldo fu eletto duca di Benevento e riuscì a governare il Ducato dei Sanniti per venticinque anni riuscendo, nel contempo, a diventare Re dei Longobardi dall’A.D. 662 al 671.

Una delle prime imprese fu la difesa del santuario dell’Arcangelo Michele sul Gargano, perciò il monaco Paolo Diacono, cattolico, ne esaltò sempre le gesta nonostante Grimoaldo fosse Longobardo e quindi vicino agli ariani.

Fu mecenate erigendo a Pavia una chiesa intitolata a Sant’Ambrogio; distribuì terre ai suoi uomini più fedeli; avviò una ristrutturazione dello Stato basata su rapporti interpersonali diretti tra il Re e i vari centri di potere, basata sulla fedeltà e sulla solidarietà tra i nobili, consentendo, durante il suo governo, che mai nessuno mettesse in discussione la sua legittimità a governare.

Secondo sentiero: Grimoaldo III

Grimoaldo III nacque intorno al 763 e morì a 43 anni nell’806. Principe longobardo, fu principe di Benevento dal 787 all’806. Ebbe un’educazione favorevole ai Franchi essendo vissuto ad Aquisgrana dall’età di undici anni; era poco piu‘ che ventenne quando, tra il luglio e l’agosto 787 morirono sia il padre che il fratello maggiore.

Rientro‘ nel principato beneventano per assumerne la corona, ma dietro impegno di operare in nome del re Carlo Magno, di battere moneta carolingia, di demolire le opere difensive costruite da suo padre e di aiutare i Franchi a combattere Adelchi, figlio dell’ultimo re longobardo.

Terzo sentiero: Grimoaldo abate

L’azione dell’abate Grimoaldo è legata all’abbazia di San Clemente a Casauria  in Abruzzo.  Questa abbazia fu costruita dall’imperatore Ludovico II, pronipote di Carlo Magno, nell’871. Nel 1076 fu distrutta. Senza l’intervento dell’abate benedettino nella zona di Pescara non avremmo più la possibilità di ammirare il complesso monumentale. Infatti Grimoaldo riuscì ad ottenere nel 1098 la protezione del Papa Urbano II e il baculo pastorale (il simbolo vescovile), perciò fu possibile sostituire con questo lo scettro imperiale di cui era fregiata l’originaria Abbazia, ricostruendo la chiesa e riconsacrandola nel 1105.

La chiesa originaria l’anno dopo l’avvenuta apertura ospitò le reliquie di papa Clemente I, quarto Pontefice della Chiesa cattolica, santo e martire, fino alla costruzione della nuova Basilica di San Clemente al Laterano di Roma. L’abbazia del complesso monumentale nel 1894 fu dichiarata monumento nazionale italiano. Purtroppo ha subito gravi danni con il terremoto dell’Aquila del 6 aprile 2009, che ha causato la chiusura dell’edificio e l’ingabbiamento delle opere d’arte. Fortunatamente il restauro si è concluso positivamente in appena due anni nel 2011. Evidentemente l’abate continua a sorvegliare dall’alto la sua opera.

Fu, infatti, grazie a lui che agli inizi del dodicesimo secolo venne recuperato il corpo di San Clemente Papa e Martire facendolo ricollocare all’interno dell’altare maggiore.

Oltre alla ricostruzione della Chiesa, l’abate Grimoaldo fece costruire il palazzo abbaziale, facendolo decorare con ricche pitture ispirate all’Antico Testamento e dotandolo di una serie di camere per custodire i tesori dell’abbazia.

Non basta, Grimoaldo fede realizzare una croce d’argento facendola sospendere sul coro della chiesa, esposta alla venerazione dei fedeli durante la settimana santa a perpetua memoria della Passione di Cristo e un calice d’oro fino senza lesinare sulle dimensioni, destinato alle celebrazioni eucaristiche delle principali festività; inoltre, per le celebrazioni eucaristiche domenicali e festive acquistò un messale con copertina esterna in argento.

Come ho già fatto notare, l’attenzione di Grimoaldo al suo progetto mi sembra che non si sia mai interrotta fino ai giorni nostri; infatti, i suoi successori hanno contribuito a completare l’intera opera: l’aspetto odierno della facciata si è completato con Gisone, che nel 1110 costruì l’ospedale e Leonate, che nel 1156 costruì la torre campanaria e avviò il rifacimento romanico dell’opera.

Quarto sentiero: San Grimoaldo di Pontecorvo, sacerdote

La settima edizione del Dizionario illustrato dei Santi (1995) riporta pochissime notizie. La festività è collocata il 29 settembre,lo stesso giorno in cui si festeggia S.Michele Arcangelo.

Alcune fonti indicano la nascita a Pontecorvo nel 1079 e l’infanzia costellata da numerosi miracoli. Chiamato al sacerdozio, ebbe una feconda attività pastorale a favore dei poveri e dei piccoli e gli sarebbe apparso il Signore che lo incoraggiò a continuare il suo ministero, nonostante le difficoltà che avrebbe dovuto affrontare.

Secondo la narrazione di un vescovo di Aquino rimasto anonimo, nel 1137 fece emergere un episodio di apparizione di San Giovanni Battista a Giovanni Mele al quale il Battista, dopo averlo sottratto alla nefasta azione del demonio, chiese di andare da Grimoaldo a Pontecorvo per esortarlo a continuare nella sua vita di digiuno, preghiera ed elemosina e di esortare il popolo a costruire un’edicola in suo onore. Però il Mele non voleva essere considerato un visionario: come non dargli ragione! Perciò non ne fece parola. Tuttavia, San Giovanni gli mandò un altra persona per indurlo a compiere quanto gli era stato richiesto. Entrambi i visionari andarono da Grimoaldo per riferirgli l’accaduto e lo stesso anno si cominciò a costruire la chiesa in contrada Melfi di Pontecorvo, dove era avvenuta l’apparizione.

Grimoaldo morì il 29 settembre del 1162; il corpo, sepolto nella collegiata, dopo varie ricognizioni è stato conservato sotto l’altare a lui dedicato. La venerazione è molto sentita dalle comunità di Aquino, Sora e Pontecorvo che con l’ottavo centenario composero i resti mortali in una preziosa urna donata dai sacerdoti delle tre diocesi.

Quinto sentiero: Beato Grimoaldo Santamaria della Purificazione

Ferdinando Santamaria nacque a Pontecorvo nel 1883 e morì a Ceccano il 18 novembre 1902. Il padre Pietro Paolo e la madre erano fabbricanti di funi e battezzarono il figlio il giorno dopo la nascita: perché non sottrarre subito il bambino dal peccato originale, perché non portarlo quanto prima a ricevere Gesù nel proprio cuore, perché non farlo confermare Cristiano?

Nel 1891 ricevette la prima comunione, l’anno dopo a nove anni, diventò “congregato” dell’Immacolata, tredicenne iniziò a frequentare i passionisti in modo assiduo. I genitori, soprattutto suo padre, avrebbero desiderato che il figlio proseguisse nel loro lavoro, ostacolandolo in vari modi, ma presero atto della determinazione del figlio e così  Ferdinando entrò nella Congregazione dei Passionisti nel febbraio 1899. Fu ammesso ai voti poco dopo con il nome di Grimoaldo, da lui scelto per devozione al Santo Patrono della città natale.

Si trasferì all’Abbazia di Ceccano per proseguire gli studi e ottenere l’ordinazione sacerdotale, ma il 31 ottobre 1902 fu colpito da meningite fulminante e il 18 novembre successivo spirò al mondo a soli 19 anni e nacque al cielo.

L’amabilità del giovane era conosciuta in loco, era il periodo nel quale l’Italia era interessata da forte emigrazione. Nei periodi di sconforto le figure che emanano una forte spiritualita’ vengono portate ad esempio e in funzione di questo passaparola l’odore di santità del giovane Grimoaldo si trasmise velocemente in numerose nazioni dove affluivano gli emigranti della Ciociaria. Tuttavia, per la Chiesa il sentito dire non basta, essa deve esprimersi sulla base di accadimenti prodigiosi documentati e incontestabili.

Le sue spoglie mortali nel 1962 furono riesumate e traslate dal cimitero del paese alla chiesa del convento passionista di Ceccano; nella tasca di quello che rimaneva del suo abito funebre fu ritrovato un pezzetto di stoffa con un biglietto riportante lo scritto “abito del venerabile Gabriele dell’Addolorata” a testimonianza della scelta radicale di Grimoaldo verso la devozione alla Vergine e verso la ricerca dell’intimità con Dio.